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Decreto Legge 31 maggio 2021, n. 77 (L. 29 luglio 2021, n. 108)
Art. 39 - quater
Disposizioni in materia di comunicazione di trattamenti sanitari obbligatori all’autorità di pubblica sicurezza
1. All’articolo 6 del decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 204, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, le parole: «uffici delle Forze dell’ordine» sono sostituite dalle seguenti: «uffici e comandi delle Forze di polizia»;
b) dopo il comma 2 è inserito il seguente:
«2-bis. Con il decreto di cui al comma 2 sono altresì stabilite le modalità informatiche e telematiche con le quali il sindaco, in qualità dì autorità sanitaria, comunica agli uffici e comandi delle Forze di polizia l’adozione dì misure o trattamenti sanitari obbligatori connessi a patologie che possono determinare il venire meno dei requisiti psico-fisici per l'idoneità all'acquisizione e alla detenzione e al rilascio di qualsiasi licenza di porto di armi, nonché al rilascio del nulla osta di cui all'articolo 35, comma 7, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, come da ultimo sostituito dall’articolo 3, comma 1, lettera d), del presente decreto».
2. Fermo restando quanto previsto dal decreto di cui all’articolo 6, commi 2 e 2-bis, del decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 204, come da ultimo modificato dal comma 1 del presente articolo, il sindaco, quale autorità sanitaria, comunica al prefetto i nominativi dei soggetti nei cui confronti ha adottato trattamenti sanitari obbligatori per patologie suscettibili di determinare il venire meno dei requisiti psico-fisici per l’idoneità all’acquisizione e alla detenzione di armi, munizioni e materie esplodenti e al rilascio di qualsiasi licenza di porto di armi, nonché al rilascio del nulla osta di cui all'articolo 35, comma 7, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773. Il prefetto, quando accerti, per il tramite dell'ufficio o comando delle Forze di polizia competente, che il soggetto interessato detiene, a qualsiasi titolo, armi, munizioni e materie esplodenti o è titolare di una licenza di porto di armi, adotta le misure previste dall'articolo 39 del citato testo unico di cui al regio decreto n. 773 del 1931. Resta ferma la possibilità per l'ufficio o comando delle Forze di polizia di disporre il ritiro cautelare delle armi, munizioni e materie esplodenti ai sensi del medesimo articolo 39, secondo comma.
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Ho già scritto perché la burocrazia ricordi molto l'opera dello scarabeo sacro e la materia su cui lavora.
Questo odierno ne è un ottimo esempio: un delirio di parole per stabilire una cosa elementare per cui bastava, dal 1931, una circolare. Visto che il Sindaco è ufficiale di pubblica sicurezza, già inserito nel sistema burocratico del Ministero dell'Interno, bastava scrivere:
Il Sindaco che emette un provvedimento di trattamento sanitario obbligatorio a carico di un soggetto, trasmette immediatamente copia del provvedimento al Prefetto per gli eventuali provvedimenti urgenti relativi alla detenzione di armi da fuoco, alla presenza di armi da fuoco nella sua abitazione e alle licenze in materia di armi da fuoco a lui intestate.
Purtroppo nella loro bieca ignoranza, ignovano la cosa essenziale e cioè come funzione il TSO; non è vero che tutti i matti finiscano in ospedale e non è vero che chi finsce in ospedale sia oggetto di TSO. Persino chi è portato al pronto soccorso viene sottoposto immediatamente a terapia di calmanti e, quando si riprende si procede a TSO solo se non accetta di restare volotariamente. Ed è la stragrande maggioranza dei casi. Ma dove vivono i burocrati^? Solo rinchiusi nelle loro stanze sotto metri di strame cartaceo?. O vi è già un TSO per tenerli rinchiusi? O pensano di poter prendere il popolo per i fondelli? Domanda retorica: lo pensano!
Ma se proprio volete rendervi conto a quale livello di bassezza sia arrivata la burocrazia, considerate che questo provvedimento è nato per il clamore sollevato dal caso di Ardea in cui un malato di mente, già ampiamente noto alla burocrazia, perché seguito dal centro di igiene mentale, ha ucciso due bambini.
Ogni persona normale penserebbe che il ministero dell'interno si è mosso perché in questo caso nessuno aveva comunicato alla prefettura che il soggetto era stato in psichiatria a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio disposto dal sindaco.
Nulla di più sbagliato: il folle una volta era stato portato al pronto soccorso, ma si era sottoposto volontariamente agli accertamenti del caso ed anche ad una perizia psichiatrica e la cosa era finita lì, come si legge da un giornale, evidentemente meglio informato della polizia:
https://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/andrea-pignani-il-killer-di-ardea-e-la-consulenza-psichiatrica-un-mese-fa-dopo-una-lite-con-la-madre-3369665/
Il che vuol dire che al ministero sono nel marasma totale, non sanno che cos'è un TSO, non sanno che cosa è effettivamente successo nel caso in questione, non sanno che abbiamo un sistema per cui il ministero evita accuratamente di sapere chi è affetto da disturbi psichiatrici, non si preoccupano di fare una norma che consenta di superare le stronzate che legislatore si è inventato in materia di privacy, non si preoccupano di avere una norma (non di legge basta un decretino del ministro) che consenta di incrociare ogni giorno i dati dei morti con i dati delle denunce di armi, non hanno un un archivio informatico decente che consenta di sapere chi e quali armi detiene oggi ogni cittadino, perché tutti database che ha cercato di fare non hanno funzionato, salvo che per dare un po' di soldi a chi li faceva, non sono mai state capaci di creare un sistema online per la registrazione immediata dei movimenti delle armi (non è una cosa difficile, io stesso nella mia proposta di legge avevo formulato le norme per regolare tutti questi casi), eccetera eccetera.
L'unica cosa che sanno fare è di stabilire che il sindaco quando fa un provvedimento di TSO, fatto raro, deve mettere in atto una procedura complicatissima per farlo arrivare al prefetto, che è nella sua stessa provincia o comune ed a cui invece potrebbe inviarlo tramite PEC in modo automatizzato ed in tempo reale. È che i prefetti sanno benissimo che poi le PEC nel loro ufficio non le legge nessuno, oppure le leggono dopo giorni.
Pochi lo sanno, ma in certi uffici come questure e prefettura, hanno avuto l'idea geniale di creare una sola PEC per ogni ufficio e così esse arrivano tutte ammucchiate, indistinte in un unico contenitore, armi insieme a permessi di soggiorno, dove ci sono cose relative a 20 uffici diversi e ci vuole un sacco di tempo e di voglia per smistarle all'ufficio giusto, ovviamente spesso con errori perché non hanno saputo mai stabilire regole per indicare al cittadino che cosa scrivere nella PEC quando la invia!
Meno male che il ministro è anche un prefetto! Chissà che procedura usa quanto deve inviare una comunicazione a sé stesso!
Tutto il resto è aria fritta e che non cambia nulla sui doveri e competenze del prefetto, ma che ora impone al prefetto di intervenire anche se un detiene armi antiche o armi bianche, perché è dal 1931 che al Ministero non capiscono che il termine "arma" ricomprende varie categorie di arma; il che spiega perché siamo gli ultimi in Europa a regolare la detenzione di pezzi di ferro chiamati armi antiche! Però si sono dimenticati di dire che è opportuno controllare non solo le armi detenute personalmente, ma anche quelle comunque presenti nella sua abitazione, ad esempio per stabilire che vengano custodite sotto chiave.
Stupisce poi che il prefetto, non sia in grado di aprire un computer e sapere immediatamente chi detiene armi e chi ha licenze in materia di armi ed esplosivi (metà delle quali rilasciate dallo stesso prefetto!) così che deve rivolgersi al Comando delle Forze di polizia; ma se tutti i dati sono in possesso della questure e della prefettura, che minchia c'entra questo Comando?
E se il problema di norme di questo genere fosse la privacy (la stessa che impedisce di sapere se uno è o meno vaccinato, se è un untore o se può essere avvicinato) beh, sarebbe ora di fare un pensierino sulla legge in materia che abbiam scritto, andando ben oltre ciò che hanno fatto altri Staio e che poi abbiamo affidato ad un Garante il quale, piuttosto che un organo dello Stato, tenuto a valutare tutti gli interessi, sembra essere diventato il sacerdote di una religione volta a tutelare chi ha qualche cosa da nascondere piuttosto che gli onesti.
Ad una cosa essenziale non hanno ovviamente pensato: a come rendere costituzionale la procedura di ritiro delle armi.
Neppure un giudice può sottrarre dei beni ad un cittadino senza dargli la possibilità di un immediato ricorso al giudice per valutare la legittimità del provvedimento. Come si può pensare che un prefetto ritiri delle armi, che sono anche beni di valore, e il cittadino non può far nulla d'altro che domande a cui nessuno risponde, o ricorsi costosi al TAR che risponderà dopo mesi?
Ma cosa credono che siano i prefetti? Dei "potta da Modena" come si usa dire fin dal Cinquecento, al di sopra della legge?
2 agosto 2021
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